Estratto dal num. 4/2018
PER UNA GESTIONE SOSTENIBILE
di Marco Colombo
La Tecnica Urbanistica si dimostra sempre più una disciplina complessa, vista la difficoltà e l’eterogeneità dei problemi che vanno affrontati e risolti per una corretta pianificazione del territorio. Il disegno del territorio non è più la semplice progettazione su scala più ampia di una espansione edilizia, unitamente a delle norme regolatrici finalizzate a definire i paletti entro cui operare, né tanto meno può diventare l’interpretazione grafica di un pensiero culturale sociologico. L’acqua è proprio una di quelle variabili, certamente di non poco conto, che deve essere al centro di una gestione sostenibile del territorio. Valutare le interazioni fra l’esigenza di infrastrutture e la tutela del territorio è oramai compito principale nell’attività di pianificazione. Un “piano regolatore” è la soluzione alla complessità delle variabili, è un sistema organizzativo di piccola e di grande scala declinato attraverso un linguaggio tecnico.
È quello che, in estrema sintesi, è emerso durante i lavori del Congresso annuale del CeNSU tenutosi a Torino lo scorso 20 aprile. I relatori via via succedutisi hanno illustrato alla platea i risultati di varie ricerche, nonché molteplici esperienze progettuali, dimostrando come l’ingegneria, o meglio la capacità dell’ingegnere, rivesta un ruolo fondamentale nell’attività di pianificazione.
E su questo tema una riflessione è doverosa. L’urbanistica è una materia per Ingegneri. Occorre ribadirlo sempre. Il territorio è un sistema complesso e l’ingegnere
per sua natura risolve problemi complessi. I Politecnici e i Dipartimenti d’Ingegneria non devono rinunciare alla formazione in Urbanistica, pensando solo all’ingegnere come un tecnico settoriale. I nuovi professionisti dovranno sempre più in futuro leggere, interpretare e redigere strumenti di pianificazione, che saranno un insieme interconnesso di architettura, geotecnica, viabilità, idraulica, paesaggio, etc. e perchè no anche di Diritto. Il dibattito finale, pur nella sua brevità non ha mancato
di fornire ulteriori spunti di riflessione compreso qualche provocazione. È di tutta evidenza come solo una parte dell’Italia abbia affrontato da tempo, e forse in parte risolto con adeguati strumenti e con uffici strutturati, il tema della gestione delle acque. Così come il tema delle città “resilienti” resta ancora aperto. Infatti si tende ancora a intervenire a valle con grandi opere, si veda gli argini ad esempio, spostando l’onere dell’intervento a carico della collettività, quando basterebbe adottare a monte adeguati accorgimenti. Il futuro è ancora tutto da scrivere e il CeNSU, proseguendo l’intesa attività di divulgazione della cultura urbanistica già in essere, rinvia al 2020 l’appuntamento su questi temi, eleggendo simbolicamente Torino la città “dell’Acqua”.