Cenni biografici su Giovanni Travaglini
Nato a Napoli il 30 ottobre 1924.
Da studente presso la Facoltà di Ingegneria di Napoli, si aggiudica la borsa di studio “Navalmeccanica”.
Si laurea in Ingegneria Civile-Edile nella stessa l’Università nel 1945, con il massimo dei voti.
Si laurea in Ingegneria Civile-Idraulica, presso l’Università di Bari nel 1952, con il massimo dei voti.
Consegue l’idoneità al Concorso per Assistente Ordinario presso la Cattedra di Costruzioni Idrauliche della Facoltà di Ingegneria di Bari nel 1954.
Consegue la Libera Docenza in Idraulica Agraria nel 1965.
Professore presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bari, insegna:
- Progetti di Costruzioni Idrauliche, anni 1953-56;
- Costruzioni Marittime, 1955-58;
- Idraulica Agraria, 1958-60;
- Tecnica della Bonifica, 1957-58, 1970-71;
- Idraulica Fluviale e Sistemazioni Montane, 1971-85.
Ingegnere del Genio Civile di Brindisi (e poi Ingegnere Dirigente), dal 1947 al 1955.
Ingegnere Capo del Genio Civile di Matera, dal 1955 al 1958.
Ingegnere Capo del Genio Civile di Napoli, dal 1958 al 1964.
Provveditore alle Opere Pubbliche per la Calabria, dal 1964 al 1968.
Provveditore alle Opere Pubbliche per la Campania, dal 1968 al 1971.
Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, dal dicembre 1971 ad ottobre 1989 (in aspettativa per attività parlamentare dal luglio 1979 al luglio 1984 e dal luglio 1988 al luglio 1989).
Sub Commissario del Governo per il disastro del Vajont (Decreto del Presidente della Repubblica del 16 ottobre 1963).
Membro del Comitato per l’attuazione della Legge per la Calabria del 26 novembre 1955, n. 820.
Membro esperto del Comitato di Coordinamento per l’attuazione dei provvedimenti straordinari per la Calabria (Legge 28 marzo 1968, n. 437).
Membro della Commissione di esperti, presso il Comitato del Ministero per il Mezzogiorno, per la predisposizione di direttive per la nuova legge per la Calabria.
Membro della Commissione Interministeriale per la sistemazione idraulica e per la difesa del suolo (Legge 27 luglio 1967, n. 632); Vice Presidente della VII Commissione e Presidente del Gruppo di Lavoro per la sistemazione dei bacini idrici dell’Italia Meridionale.
Presidente della Commissione Interministeriale per la formulazione dei criteri operativi in materia di sistemazione idrogeologica e di conservazione del suolo e delle risorse idriche (1973).
Presidente del Comitato di Studi per la salvaguardia di Venezia (1971- 1973).
Presidente della Commissione per la stabilità della Torre di Pisa (1979).
Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico del Servizio Sismico (Legge 26 aprile 1976, n. 176).
Presidente del Comitato Italiano della Commissione Internazionale Grandi Dighe (1978).
Membro della Commissione Grandi Rischi (1987).
Commissario Governativo per la realizzazione dell’Intervento straordinario nel Mezzogiorno (1985-1987).
Presidente del Comitato di Gestione dell’Agenzia per la Promozione dello Sviluppo del Mezzogiorno (1986-1987).
Eletto al Parlamento Europeo, Prima legislatura, nel Gruppo del Partito Popolare Europeo (Gruppo Democratico Cristiano), dal luglio 1979 al luglio 1984, è membro della Commissione per la politica regionale e l’assetto territoriale nello stesso periodo, della Commissione per i Trasporti, (luglio 1979 – gennaio 1982), della Delegazione per le relazioni con i paesi membri dell’ASEAN e dell’Organizzazione Interparlamentare dell’ASEAN (AIPO), (aprile 1983 – luglio 1984).
Nella seconda legislatura al Parlamento Europeo nello stesso Gruppo, (giugno1988 – luglio1989), è membro della Commissione per l’energia, la ricerca e la tecnologia (ottobre1988 – luglio1989).
Eletto al Parlamento Nazionale (luglio 1987-aprile 1992, X Legislatura), è membro della Commissione Lavori Pubblici.
Ministro dei Trasporti e dell’Aviazione Civile (aprile- luglio 1987).
Presidente del Centro Nazionale Studi Urbanistici (1986-2003).
L’unità della cultura e il rispetto dell’interesse pubblico nell’opera di Giovanni Travaglini
(dal volume “STORIA DI UN INGEGNERE – Giovanni Travaglini: una vita per le opere pubbliche in Italia”)
Ricordo di Ruggiero Jappelli
La composizione in un volume, nel quale un generico lettore possa attingere da frammenti un giudizio di sintesi, è un’ardua intrapresa che alcuni amici di Giovanni Travaglini, non privi di spirito di avventura, hanno voluto tentare per registrare la vasta e variegata opera compiuta da questo singolare ingegnere nella seconda metà del secolo scorso.
Il libro è fondato su un intreccio di scritti, relazioni, appunti, aneddoti e immagini che testimoniano di Travaglini quella lunga e intensa vita che nel primo periodo ha coniugato il duplice impegno della docenza in Idraulica e di ingegnere nel Ministero dei Lavori pubblici, dapprima nell’amministrazione attiva e successivamente nel Consiglio Superiore, dove Travaglini ha retto l’ufficio della Presidenza Generale per un ventennio; l’attività non è cessata con il pensionamento dal Ministero, perché si è estesa con incarichi speciali e mandati, nei quali quell’integerrimo funzionario ha avuto modo di offrire alla politica le sue qualità di competente e lucido decisore tecnico ed amministrativo.
Nelle varie funzioni di direttore, ingegnere capo, collaudatore, commissario, provveditore, Giovanni Travaglini ha partecipato, per vari aspetti, non solo a costruzioni e ricostruzioni di ogni genere, ma anche a lavori di sistemazione ed assetto del territorio, regolazione di fiumi, bonificamento di terreni, consolidamento e salvaguardia di opere monumentali di primario interesse culturale per il Paese; lavori che spaziano in molte località della Penisola e delle Isole, con particolare riguardo al Mezzogiorno, del quale è profondo conoscitore. Fra le costruzioni figurano importanti acquedotti e fognature, impianti di potabilizzazione e di depurazione, grandi dighe, ponti e porti, impianti industriali, vie di comunicazione stradali e ferroviarie, all’aperto ed in sotterraneo.
In quell’operosa vita, nella quale sono state percorse tutte le tappe dell’amministrazione pubblica al servizio dello Stato fino all’ufficio di Ministro della Repubblica, i curatori hanno ravvisato alcuni aspetti caratterizzanti, ai quali hanno informato la composizione del libro.
Il primo di quei caratteri salienti è nell’intelligente volto del funzionario che, pur nell’estrema varietà della sua esperienza e delle sue funzioni, si è sempre mostrato con uno stile unitario, che rifiuta compromessi e classificazioni.
L’altro tratto che, a giudizio dei curatori del libro, non è meno qualificante del primo, è nel grande rispetto che l’uomo ha sempre dimostrato per la prevalenza di quell’interesse pubblico sul privato, che un tempo animava il senso delle Stato nei pubblici dipendenti e che oggi è sempre più raro.
Un terzo aspetto, che si è voluto mettere in particolare risalto, è nella visione pianificatoria, che nel solco della tradizionale capacità previsionale dell’ingegnere e dell’architetto, Travaglini ha saputo ampliare, anticipando istituzioni, come quei preziosi servizi tecnici dello Stato, da tempo soppressi, e le norme sui lavori pubblici, che hanno poi subìto improprie involuzioni; servizi che da più parti si auspica di ricostituire, e norme che oggi si chiede di riportare alla semplicità e chiarezza iniziali.
Di questi tratti della sua preparazione e del suo carattere risoluto e impetuoso Travaglini si è giovato per inchiodare alla logica tecnica il politico di turno nell’ufficio di Ministro del suo dicastero. Senza schierarsi per un partito ha dimostrato così l’inconsistenza della barriera che in tema di lavori ed interventi l’opinione pubblica erige, separando artificiosamente l’autorevolezza delle scelte del tecnico da quelle del politico.
Il libro si apre con una documentata ed estesa biografia curata dalla figlia Laura, con l’ausilio di appunti autobiografici scritti dal padre nel 2007, sui quarant’anni di attività di Travaglini nell’Amministrazione dei Lavori Pubblici, nelle varie sedi di lavoro: negli Uffici del Genio Civile di Brindisi, Matera, Napoli, nei Provveditorati alle Opere pubbliche per la Calabria e per la Campania e alla Presidenza del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici.
Il racconto delle molteplici e variegate linee del suo impegno, tecnico, culturale e politico, segue negli scritti degli autori, con particolare riguardo agli ampi temi dell’ambiente dell’urbanistica e della pianificazione delle sistemazioni idrauliche, alla parentesi politica del Parlamento Europeo, e al decisivo contributo alla nascita della normativa tecnica nazionale.
Ricordo di Armando Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri
(dal volume “STORIA DI UN INGEGNERE – Giovanni Travaglini: una vita per le opere pubbliche in Italia”)
Questo volume è un racconto dell’attività e delle opere di Giovanni Travaglini, autorevole figura di ingegnere, protagonista di primo piano, con la sua vasta e differenziata azione, nel panorama delle opere pubbliche in Italia della seconda metà del secolo scorso.
Provveditore alle OO.PP. in Calabria e Campania, docente di progetti di Costruzioni idrauliche e Tecnica della bonifica nell’Università di Bari, Presidente del Consiglio Superiore dei LL.PP., Parlamentare italiano ed europeo, Ministro della Repubblica, Presidente del Centro Studi Urbanistici del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Giovanni Travaglini ha svolto, per oltre mezzo secolo, molteplici e complesse attività pubbliche distinguendosi sempre per senso dello Stato e rispetto della legalità, e per l’ineccepibile condotta nel lavoro come nelle relazioni personali.
Un’attività professionale e di funzionario dello Stato, intensa e multiforme, nel corso della quale Travaglini ha rivestito ruoli diversi: direttore, ingegnere capo, collaudatore, provveditore, partecipando da protagonista alla costruzione di opere pubbliche, ricostruzioni, opere di consolidamento e salvaguardia del territorio, piani urbanistici e territoriali, attività svolte in varie parti del Paese e, soprattutto, nel Mezzogiorno, in occasione delle quali ha fornito contributi sapienti ed efficaci sempre orientati all’interesse pubblico mostrando eccellente tempra da decisore tecnico e amministrativo accompagnata da una forte etica pubblica e un alto senso delle istituzioni.
Travaglini è stato, dunque, un esempio per valore tecnico e professionale, in grado di coniugare capacità progettuali ed etiche, culturali e sociali. Da profondo conoscitore della realtà economica e sociale del paese, ha svolto anche un ruolo politico di rilievo, culminato nell’esperienza parlamentare e ministeriale.
È proprio la poliedrica esperienza di Giovanni Travaglini che costituisce l’ossatura del presente volume. Un testo realizzato con l’apporto decisivo di Laura Travaglini che servendosi di memorie autobiografiche del padre, costruite in oltre quarant’anni di attività, nonché dei lunghi colloqui diretti con Lui, ne ha delineato in modo preciso e puntuale le vicende professionali, politiche e umane, tratteggiando il profilo straordinario di un uomo dotato di grande sapere tecnico e spessore culturale, impegnato su molteplici aspetti del progetto. Una biografia professionale dettagliata che racconta l’attività quarantennale svolta in varie sedi d’Italia e sempre con lo stesso impegno.
Il racconto si alimenta degli scritti degli altri autori che approfondiscono i diversi aspetti della vicenda professionale di Travaglini, evidenziandone i fondamentali apporti tecnici in tema di ambiente, pianificazione urbanistica, difesa del suolo.
Un sincero ringraziamento va ai curatori del volume Laura Travaglini, Ruggiero Jappelli e Dionisio Vianello che con i loro qualificati contributi, forti di una conoscenza diretta e di esperienze professionali condivise, hanno ben delineato una straordinaria e complessa vicenda professionale, facendo emergere, in modo preciso e puntuale l’apporto di Travaglini alla cultura tecnica italiana durante la seconda metà del secolo scorso. Particolarmente gradita mi è, anche, la testimonianza di Giovanni Angotti, già Presidente del CNI.
Un sentito ringraziamento va, in ultimo ma non meno importante, al CeNSU e al suo Presidente Paolo La Greca, che hanno promosso e reso possibile la pubblicazione del presente volume, riconoscendo l’importanza della storia professionale di Travaglini e la necessità che la stessa fosse raccontata e tramandata.
Ricordo di Paolo La Greca, Presidente del Centro Nazionale di Studi Urbanistici
(dal volume “STORIA DI UN INGEGNERE – Giovanni Travaglini: una vita per le opere pubbliche in Italia”)
La collana di pubblicazioni del Centro Nazionale di Studi Urbanistici si arricchisce di un singolare contributo con l’uscita del presente volume.
Seguendo l’intensa attività di Giovanni Travaglini nel suo svolgersi a servizio dell’ingegneria e dell’amministrazione pubblica del nostro Paese, questo libro ripercorre agilmente il lungo percorso che va dagli anni immediatamente successivi il secondo dopoguerra fino alla fine del secolo scorso, per concludersi con il periodo della sua presidenza del nostro Centro Studi.
È un’ampia carrellata su oltre mezzo secolo di storia italiana traguardata attraverso la feconda attività professionale di un ingegnere, il suo servizio negli alti livelli dell’amministrazione dello Stato, e l’impegno politico e civile di uno dei protagonisti della grande trasformazione del territorio italiano e della società che lo abita.
La vita e la carriera di Travaglini sono una testimonianza di quella capacità propria degli ingegneri nel saper traguardare le innovazioni e il mutamento in atto con atteggiamento positivo. Una prerogativa, quest’ultima, che come ho altrove evidenziato, è peculiare anche alla pianificazione urbanistica, guidata com’è, da una logica evolutiva che la porta a declinare ottimisticamente gli scenari futuri rifiutando, tendenzialmente, quelli catastrofici; dove la catastrofe non riguarda solo il “rischio naturale” ma, anche, le trasformazioni profonde che interessano l’economia e la società in tempo di crisi.
Non è casuale che Travaglini muova i suoi primi passi – spaziando, a tutto tondo, fra le discipline fondamentali per il supporto alle decisioni nella costruzione delle politiche pubbliche a servizio del territorio – superando il concorso, nel 1947, presso il Genio Civile di Brindisi, sede operativa provinciale dei neo istituiti Provveditorati regionali alle Opere Pubbliche, con quattro impegnative prove che attraversavano l’urbanistica e l’edilizia popolare, le costruzioni idrauliche e la tecnica delle costruzioni fino al diritto amministrativo. Voglio sottolineare questa capacità di integrazione e quest’apertura multidisciplinare, insieme alle grandi intuizioni di alcuni nel saper cogliere, e a volte perfino a precedere, i mutamenti della società poiché mi appare un tratto comune a queste grandi figure che hanno contribuito alla rinascita del nostro Paese.
La sua brillante carriera, svolta per intero a servizio dell’amministrazione dello Stato, è stata guidata costantemente dalla convinzione del primato dell’interesse pubblico come cornice di senso all’interno della quale portare a sintesi l’indispensabile azione dei privati. Un’altra cifra che emerge, nello scorrere le molteplici vicende che il volume ripercorre, è la visione pianificatoria che le ha guidate, indispensabile per la costruzione delle azioni dell’amministrazione pubblica. Giovanni Travaglini ha operato, per buona parte, in tempi in cui la politica nazionale riusciva a orientare un’attività legislativa non esclusivamente, impegnata con grande fervore, solo ai problemi e questioni dettate all’ordinario della vita quotidiana.
Nell’Italia degli anni della ricostruzione, e in quelli immediatamente successivi, si avvertiva la necessità di cogliere un “bisogno di futuro” unito alla speranza che il domani potesse riservare nuove opportunità.
Le menti migliori, animate da questi propositi, provarono, anche se con risultati non sempre efficaci, a disegnare un futuro possibile fidando nella pianificazione. Ripercorrendo le vicende che questo libro racconta, si conferma quanto sia importante, anche nel difficile presente che ci è dato da vivere, attivare politiche pubbliche capaci di immaginare e disegnare una nuova struttura della vita collettiva che, come ha osservato di recente G. De Rita, riguardando sia alla composizione sociale che alle dinamiche del territorio possano perseguire, con coraggio e creatività, lo sviluppo e la crescita economica e civile del nostro Paese.
Travaglini è stato protagonista diretto di alcuni fra gli avvenimenti che hanno segnato il territorio italiano e il volume, anche grazie alla forma diretta dei corsivi che ripercorrono i suoi ricordi personali otre al rimando ai suoi numerosi scritti, ci restituisce l’insieme delle questioni e delle modalità con le quali queste sono state affrontate. Così ritroviamo, in queste pagine, il percorso, impegnativo e difficile, dell’infrastrutturazione del Mezzogiorno che è uno dei temi centrali dell’irrisolta questione meridionale, oggetto di recente, una volta di più, di un Piano per il Sud appena esitato. Ma oltre che la vicenda di Matera, città dei sassi, l’infrastrutturazione idrica in Puglia, le vicende della Calabria e della Campania, con la redazione del Piano Territoriale Regionale, possiamo ripercorrere l’intervento seguito alla tragedia del Vajont, la grande sfida posta dalla celebre Commissione De Marchi, sul dissesto idrogeologico, della quale Giovanni presiedette il Gruppo di lavoro incaricato di studiare la sistemazione idrogeologica dei bacini dell’Italia Meridionale.
Nelle pagine del libro il lettore, oltre che con Giovanni Travaglini, si ritroverà accanto a Luigi Piccinato, Corrado Beguinot, Almerico Realfonzo, e tanti altri brillanti protagonisti a noi cari della vita italiana.
Rinviando al bel saggio di apertura di Ruggiero Jappelli, sui contenuti del volume, voglio concludere condividendo con i lettori un ricordo personale, a me molto caro.
Ho incontrato, per la prima volta, Giovanni Travaglini, un quarto di secolo fa, nel 1994, in un momento singolare della mia vita oltre che di transizione per la storia del nostro Paese. Lo conobbi a Verona, ad un congresso del nostro Centro Studi Urbanistici, alla cui presidenza Egli era stato chiamato alcuni anni prima. Io presiedevo il centro studi del mio ordine, a Catania, ed ero, da pochi anni, in ruolo all’università. Si dibatteva della situazione, dei problemi e delle prospettive delle legislazioni regionali, con particolare attenzione ai nuovi strumenti per il governo del territorio e alla necessità di tracciare linee guida nazionali che affermassero principi fondamentali di indirizzo comune.
Quel giorno di aprile ero atterrato a Verona di ritorno da Bruxelles, dove avevo ricevuto la proposta di assunzione presso la Direzione Affari Esteri della Commissione Europea, in esito a un concorso generale del quale ero risultato, qualche anno prima, fra i vincitori. Ero di fronte a una scelta non facile: da una parte, una promettente carriera europea, economicamente molto solida e sicuramente dinamica; dall’altra, quella universitaria, appena intrapresa, come ricercatore di urbanistica con gli stimoli e le sfide ma anche le incognite, i sacrifici e le incertezze che fatalmente implicava.
Nel nostro Paese, gli anni della fine della cosiddetta prima repubblica aprivano, ai più giovani, aspettative di profondo rinnovamento, non solo della sostanza delle vicende della vita pubblica ma anche dei modi che questa regolavano. L’assemblea elettiva delle cariche, seguente il Congresso, si svolse, come da costume del Centro Studi, con la consapevolezza di dover dotare il Centro di una sicura dirigenza autorevole e improntata alla condivisione di un programma comune di lavoro rigoroso nell’interesse della nostra categoria al fine d’incrementare l’interesse agli studi urbanistici, promuovendo iniziative culturali, di informazione e di aggiornamento della disciplina e valorizzare l’apporto dell’attività professionale e della specifica competenza degli ingegneri negli studi e nella attuazione delle iniziative urbanistiche.
Le intemperanze proprie dell’età che avevo a quel tempo, unite al senso d’incertezza per le scelte che avrei dovuto compiere da lì a poco, mi portarono, quella mattina, a manifestare, troppo bruscamente, il dissenso su alcune logiche che presiedevano il percorso intrapreso che mi apparivano, per così dire, “da prima repubblica” (senza immaginare quanto, ahimè, per alcuni versi, le avremmo dovute riconsiderare negli anni a venire)! Fui subito sorpreso, però, della grande attenzione che il Presidente Travaglini, pose nell’ascoltare, direi meglio, nel volere comprendere le ragioni della mia disapprovazione senza farsi punto scomporre dai miei toni, seppure, a tratti, sopra le righe. Sì, la cosa che mi colpì, e della quale conservo un indelebile grato ricordo, fu proprio la grande capacità di ascolto da parte di quell’uomo autorevole, verso un giovane collega: l’agire composto, senza alcun atteggiamento prevaricatore, informato solo dall’intenzione di portare a sintesi le ragioni diverse che si appalesavano, insieme alla fermezza nelle decisioni e alla rapidità nelle scelte da prendere.
Questo è Travaglini: un uomo di grande virtù, prima ancora che un ingegnere, un amministratore, un politico le cui tante qualità e la multiforme azione questo libro vuole testimoniare.
In conclusione il ringraziamento di tutto il Centro Studi Urbanistici e del suo Consiglio Direttivo va a Laura Travaglini, a Ruggiero Jappelli e a Dionisio Vianello (anch’egli un grande presidente del CeNSU) per l’impegno corale prestato nella cura di questo prezioso volume in onore del nostro Giovanni.
Paolo La Greca
Ricordo di Maurizio Tira, Rettore dell’Università di Brescia
(dal volume “STORIA DI UN INGEGNERE – Giovanni Travaglini: una vita per le opere pubbliche in Italia”)
Ho conosciuto Giovanni Travaglini una decina di anni fa, quando mi sono coinvolto più a fondo nelle attività del Centro Nazionale di Studi Urbanistici.
Ho subito apprezzato in lui le caratteristiche dei grandi uomini: pur sapendo molto e avendo fatto molto, sanno di dover sempre imparare e quindi si approcciano alla conoscenza e alle persone con un atteggiamento di ascolto umile.
Lui che ha ricoperto sostanzialmente tutti i ruoli di spicco di una carriera politico-amministrativa nel nostro Paese, Deputato, Eurodeputato, Ministro, Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, è l’amico che – davanti ad un piatto di pasta e fagioli da lui cucinato – mi ha raccontato una sera di qualche anno fa eventi lontani, con l’insostituibile lucidità di chi li ha vissuti.
Il tesoro di conoscenze e competenze di Giovanni Travaglini è vastissimo.
La passione per il sapere immutata. Giovanni Travaglini è un ingegnere completo, che domina gli svariati campi dell’ingegneria civile e (seppur non fosse al tempo così denominata) ambientale.
Tuttavia affronto sempre con pudore i legami personali. Vorrei quindi soffermarmi su un aspetto oggettivo della sua figura: la capacità di coniugare tre dimensioni insostituibili della vita.
Propongo questa breve interpretazione per additarlo ad esempio per le generazioni di ingegneri che ancora tentiamo di formare alle sfide cangianti del nostro mondo.
Primo: Giovanni Travaglini è un uomo che ha interiorizzato il metodo scientifico. Ebbe a scrivere “La normativa tecnica deve essere articolata in fasi continue di formulazione, approfondimento ed aggiornamento, in modo da acquisire con prontezza le nuove offerte scientifiche e tecnologiche ed essere al tempo stesso stimolo per il progredire della ricerca”. Era il 1979. Ha contribuito a vario titolo ai lavori della Commissione De Marchi, del progetto finalizzato Geodinamica del CNR, delle tante commissioni del Consiglio Superiore dei LLPP che stava presiedendo. Conosceva a fondo il significato della ricerca scientifica e la sua utilità pratica, sapendone tradurre i risultati in norme e prassi. Ci ha aiutato nel 2010, nella celebrazione dei quarant’anni della produzione del Rapporto De Marchi, incoraggiandoci a pubblicarne la copia anastatica, disponibile on-line sul nostro sito (https://www.censu.it//attivita/atti-della-commissione-de-marchi-1970/).
Secondo: l’Ing. Giovanni Travaglini è un tecnico umanista. Nella stessa citata nota affermava, dimostrando di conoscere il ruolo precipuo della tecnica, “(essa è) destinata al soddisfacimento delle esigenze di sviluppo sociale”. Ci domandiamo incessantemente su quali siano queste esigenze, sempre mutevoli e sempre più ambiziose, ma orientare la tecnica a questa finalità somma non è dote comune, in un’epoca di imperante tecnopolio, dove l’etica sembra soccombere.
Terzo: l’On. Travaglini è un politico che riconosce il compito del legislatore, che ha una visione chiara del valore della norma. Ebbe a scrivere “l’attività costruttiva (…) deve essere guidata e stimolata, non limitata, dalla normativa tecnica”, la quale deve “indicare i principi generali”.
Illustre insegnamento in un Paese dove la norma sembra nutrire un moloch che domanda il sacrificio non solo delle esigenze della società, ma anche – talvolta – del buon senso. La sua visione è quella del tecnico capace di assegnare il giusto ruolo al decisore politico.
Questo intreccio di competenze che Giovanni ha sempre saputo gestire con un’eleganza rara, ne fa una figura esemplare. Nel dibattito alla Camera il 12 novembre 1990, mentre si discuteva il disegno di Legge Conversione in legge del decreto-legge 5 ottobre 1990, n. 279, recante interventi urgenti per la torre di Pisa, lui che aveva presieduto la Commissione internazionale che si era occupata dal 1972 al 1976 della stabilità del monumento, seppe esprimere con raffinatezza la differenza tra il tecnico e il decisore politico: “Signor Presidente, parlerò a titolo personale. Signor Ministro, a me sembra poco opportuno e potrebbe addirittura apparire di cattivo gusto basarsi, in questa sede, sulle proprie esperienze, siano esse di carattere tecnico-amministrativo o di carattere scientifico, relativamente agli argomenti che costituiscono lo specifico oggetto del provvedimento legislativo in esame”.
Un esempio luminoso del tecnico prestato alla politica o del politico tecnicamente preparato.
Grazie al Presidente Paolo La Greca e al Past-President Dionisio Vianello per il lavoro di redazione di un volume a lui dedicato.
Grazie a Giovanni Travaglini per l’esempio di una vita di lavoro competente ed appassionato: l’averlo avuto come illustrissimo predecessore alla Presidenza del Centro Nazionale di Studi Urbanistici mi inorgoglisce e carica me, e spero tutti Voi che leggerete questo volume, del dovere della responsabilità.